Ifestia

LA POSIZIONE

Ifestia è uno dei siti archeologici più importanti di Lemno, poiché in epoca storica insieme a Mirina formavano le due città antiche più importanti dell’isola e per questo motivo è conosciuta anche come “dipolis”.

Geograficamente, la città di Ifestia si trova nella parte NE di Lemno e occupa l’intera penisola di Paleopoli. Da ovest fino alla zona di Valovrachos, è bagnato dalla baia di “Gyros” nella baia di Pournias, dove è segnalato anche il secondo porto della città, mentre a nord termina in una zona bassa e rocciosa, conosciuto come “Tigani o Pouria”, sul promontorio delle Cento Teste con l’antica cava mineraria che domina la zona.

A causa della massima importanza geografica rappresentata dalla posizione nell’area dell’Egeo, poiché si trova in un punto focale tra le rotte marittime della Tracia e della Macedonia a nord e i Dardanelli a est, Ifestia presentava ininterrotti insediamenti nell’area, da dalla preistoria all’epoca bizantina.

IL NOME DELLA POSIZIONE – IL MITO

La città di Ifestia deve il suo nome al dio del fuoco, Efesto, patrono della metallurgia. Rapporti suil dio fabbro è presente nella Teogonia di Esiodo (927) ma anche in Omero (Iliade Raps. X 338), dove è presentato come figlio di Zeus ed Era. Secondo il mito prevalente, sua madre Era lo gettò dal monte Olimpo e dalla caduta divenne zoppo e deforme. Efesto cadde sulla sua isolaLagoe lì fu trovato dai primi abitanti dell’isola, iSindhie lo curarono. Da allora l’isola fu protetta dal dio Efesto, che, secondo la leggenda, costruì la sua officina sulla montagna vulcanicaMoshychlon.

 

IL LIVELLO DI RICERCA

I primi riferimenti moderni a Ifestia risalgono al XVI secolo e provengono da viaggiatori, che nel contesto dei suoi viaggi nell’Egeo NE passarono anche per Lemno. IL1548,ILIl viaggiatore francese Pierre Belon e più tardi nel 1785-1790, Choiseul-Gouffier,tra l’altro nelle loro opere facevano riferimento all’antica città di Ifestia, che erroneamente associavano alla zona di Kotsina.Il primo ad identificare i resti abitativi nell’area di Paleopolis con la città antica fuL’archeologo tedesco Alexandre Conze, che nel contesto della ricerca di campioni dell’antichità classica, arrivò a Lemno,nel luglio 1858.

Circa un secolo dopo, il1926,ILLa Scuola Archeologica Italiana di Atene, sotto la supervisione dell’archeologo italiano Alessandro Della Seta, iniziò i primi scavi nel sito. I lavori durarono fino al 1936 e portarono alla luce importanti resti residenziali della città, come il teatro antico. Circa tre decenni dopo, nel 1968, il servizio archeologico nominò un tutore per proteggere il sito e nel 1977 i lavori di scavo furono ripresi dalla Scuola Italiana di Archeologia di Atene, guidata questa volta dall’archeologo italiano Antonino Di Vita. Nel 2000 fu nominato direttore della Scuola Italiana di Archeologia Emanuele Greco, che riorganizzò le ricerche a Lemno e nel 2016, sotto la direzione di Emanuele Papi, riprese il lavoro sistematico a Ifestia, rimasto tuttora in corso.

Nel 2002 furono eseguiti i primi lavori di scavo nel sito, a cura dell’allora competente IV Soprintendenza alle Antichità Preistoriche e Classiche, che inserì Ifestia in un programma di lavoro triennale, con il cofinanziamento dell’Unione Europea, nel quadro del 3° QCS. I lavori, durati fino al 2005, si sono concentrati principalmente sul restauro e sulla messa in luce del teatro antico, al fine di salvare il monumento e renderlo accessibile e visitabile al pubblico, comecampione indicativo di spazio pubblico all’interno del nucleo residenziale della città.

Nel 2015 è iniziato un nuovo programma di scavi nella città antica, sotto la direzione dell’archeologo Dr. Pavlos Triantafyllidis e attuale capo dell’Eforato delle Antichità di Lesbo. I lavori di scavo, che continuano ancora oggi, si svolgono all’interno del nucleo residenziale della città, su un’area di circa 22 ettari, a sud-ovest del teatro e in prossimità del porto antico, nella zona ovest della città.

Tre anni dopo, nel 2018, gran parte del sito archeologico è stato inserito in un nuovo programma di promozione, nell’ambito del Progetto: “Valorizzare il Patrimonio Culturale come strumento di Sviluppo Locale – DESTINAZIONI ATTRAENTI»,Programma di cooperazione transfrontaliera Grecia-Cipro 2014-2020, sotto la supervisione dell’Eforato delle Antichità di Lesbo. L’attuazione del progetto mirava a modernizzare le infrastrutture del sito archeologico e prevedeva, tra le altre cose, larealizzazione di aree di deposito del materiale archeologico, la recinzione, la manutenzione e la messa in evidenza delle aree più importanti, nonché la ampliamento dei monumenti archeologici visitabili attraverso un nuovo percorso pedonale, rivolto anche a persone con problemi di mobilità, dove è stata procurata una sedia a rotelle speciale per disabili per il loro trasporto e visita del sito. Inoltre,è stato posizionatomateriale di vigilanza modernizzato nell’area, segnaletica e segnaletica informativa, mentreattraverso dispositivi mobiliviene fornita al visitatore e la possibilitàtour audio digitale di monumenti selezionati del sito archeologico.

L'ORGANIZZAZIONE RESIDENZIALE DELLO SPAZIO

L’antica città di Ifestia fu costruita sull’eforo della penisola di Paleopoli, con le prime testimonianze di insediamenti nell’area risalenti alla tarda età del bronzo, arrivando fino al VII secolo d.C., mentre dai dati scavati finora il grande periodo di massimo splendore della città si verifica dal VII secolo a.C. al I secolo d.C.

Ifestia era caratterizzata da coste fortemente rocciose. Nel NE, i massicci montuosi fungevano da fortificazione naturale per la città, mentre le fortificazioni nei punti transitabili ne assicuravano la perfetta protezione. La fortificazione della città seguiva la cresta della collina presso il sito di Klas a nord e terminava a est e a ovest nelle baie marine di Ekato Kefali e Pournias. Parte della fortificazione meridionale della città, nella zona dell’istmo, è stata indagata dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene e presenta fasi edilizie sovrapposte, che vanno dal periodo arcaico a quello romano.

Di particolare importanza per la prosperità di Ifestia furono i suoi due porti sicuri, uno a nord-est della città, nella baia di Paleopolis, nella zona di “Achivadoli o Taliani” e il secondo a ovest, nella baia di Pournia, dove oggi si trovano tracce dell’attuale molo affondato.

Fuori le mura, a sud, dove si trovano gli odierni siti “Ran” e “Klima”, si trovano le necropoli di Ifestia, che occupano una vasta area e risalgono all’epoca arcaica, classica, ellenistica e romana. Le pire funerarie e le urne di periodo arcaico, da me rinvenute nel sito, hanno fornito preziose informazioni sui costumi funerari della società dell’ipogeometrica e arcaica Lemno, mentre le sepolture del V secolo a.C., sono associate all’epoca degli Ateniesi clero e attestano gli stretti rapporti dell’isola con l’antica Atene.

A nord della città, sul promontorio delle Cento Teste dove si trova la sporgenza rocciosa in località “Tigani” o “Pouria”, si trova l’antica cava per l’estrazione della porolite, che veniva sistematicamente utilizzata come materiale da costruzione per la costruzione di spazi pubblici prevalentemente di grandi dimensioni degli anni tardoclassici ed ellenistici, come il teatro antico e il grande santuario di Kaveri, che si trova fuori dalle mura della città, a NE e in diretto contatto visivo con essa.

Gli esempi più antichi di insediamenti a Ifestia risalgono alla preistoria, alla tarda età del bronzo e sono segnalati nella parte sud della città, nell’area della fortificazione dell’istmo. In epoca storica e all’interno delle mura, i primi nuclei abitativi della città comprendono i suoi tre santuari arcaici, databili dalla fine dell’VIII secolo alla fine del VI secolo a.C. Sono costruiti in diverse parti del nucleo residenziale della città: nella periferia orientale di Ifestia, sul pendio della collina, dove si trova il santuario della Grande Dea, a nord sotto la cavità del teatro e nel a sud in contatto con parte delle mura, formando un’unica composizione di complessi di culto della città, particolarmente importante per comprendere sia il culto che l’architettura di questo periodo a Lemno. Successivamente, in epoca classica, un esempio rappresentativo è il teatro antico, che domina la parte nord della città. Risale al V secolo a.C. con fasi costruttive successive che arrivano fino all’epoca romana ed è l’esempio più caratteristico di edificio pubblico di Ifestia. Inoltre, la presenza di un’isola di santuari in onore di Cibele, Dioniso e del Pantheon Olimpico, in prossimità della zona del porto occidentale con lavori in corso sul sito, laboratori di ceramica e corroplastica presso il santuario della La Grande Dea a nord della città e le terme pubbliche, a sud-est del santuario arcaico, entrambi di epoca ellenistica, nonché la struttura monumentale insieme a parte dell’antica cinta muraria, all’ingresso della città a sud delineano l’immagine di una fiorente città antica, dall’epoca arcaica a quella ellenistica.

Spazialmente la città sembra essere organizzata con un sistema urbanistico uniforme, come indicato dalle strade, che formano isole edilizie all’interno delle quali si trovano le aree residenziali. Case sparse e resti di edifici residenziali, nonché parti del tessuto urbano di Ifestia, risalenti all’epoca arcaica, romana, tardo romana e proto-bizantina, erano localizzati principalmente nella parte nord della città, vicino al santuario della Grande Dea, vicino ai due porti, a est e a ovest, ma anche a sud dove si conserva parte delle mura di Ifestia.

Nel 268 d.C secolo, giunsero anche a Lemno le razze barbariche degli Eruli e dei Goti, che, nell’ambito delle loro incursioni distruttive, causarono grandi danni a Ifestia, che dal III secolo in poi cominciò gradualmente a ridursi. La recente inaugurazione, da parte della Scuola Italiana di Atene, di una monumentale basilica paleocristiana, vicino all’area portuale orientale, segna un nuovo periodo di prosperità per la città, con il cristianesimo ormai un punto di riferimento, come una nuova religione che si è affermata nel luogo e con importanti rappresentanti ecclesiastici e vescovi a risiedervi, come il vescovo Strategios, dove secondo le fonti filologiche rappresentò Lemno al Concilio Ecumenico di Nicea, nel 325 d.C. Dal IV secolo,a causa della progressiva alluvione avvenuta nella zona, i porti della città sono in declino, fatto che contribuì al definitivo abbandono del sito nel corso del VII secolo e allo spostamento dei suoi abitanti più a sud, verso la zona costiera di Kotsina,dove oggi si trova l’omonimo castello, che segnò una nuova gloriosa era per la Lemno bizantina.

 

I MONUMENTI DELLO SPAZIO

A. Il santuario della Grande Dea

Nel 1929, nel NE della penisola di Paleopoli e all’interno delle mura dell’antica città di Ifestia, gli archeologi italiani G. Caputo e F. Magi vennero alla luce, resti architettonici di un sito di culto precoce, che risale al Tardo Geometra /Periodo arcaico (VIII – VI secolo a.C.). Sebbene fino ad oggi non si sia conservata alcuna testimonianza epigrafica attestante la divinità a cui era dedicato il santuario, il ritrovamento di notevoli dediche a una divinità femminile ha portato gli scavatori ad attribuire il santuario alla Grande Thea.

ILcomplesso centrale del tempio, conservato nell’ordine più basso delle strutture, è postosu due livelli. Quello inferiore a ovest è composto da sette piccoli ambienti contigui, mentre quello superiore a est è strutturato da tre ambienti aperti su un cortile. In prossimità e al di sopra dell’edificio di culto sono stati rinvenuti resti strutturali di una fase costruttiva successiva, tra cui due fornaci laboratoriali per ceramica di età ellenistica (II-I secolo aC).lreliquie di santuari dello stesso periodo del santuario della Grande Deaerano ubicati anche sotto la grotta del teatro antico, di precedente attività nella zona.

B. Il santuario sull’istmo della penisola

A sud del santuario della Grande Dea,nell’area dell’istmo è stato rinvenuto un edificio sacro, costituito da quattro ambienti rettangolari, probabilmente dedicato alla Grande Dea della Lemno arcaica, in uso dal VII alla fine del VI/inizi del V secolo a.C. Il santuario si trova ai confini delle mura della città e al di fuori di esse, come un esempio corrispondente si trova a Troia, il santuario occidentale fuori le mura, fondato nel VII secolo a.C. ed era dedicato ad una divinità femminile che venne poi assimilata a Cibele.

Ad Ifestia, gli scavi nell’area del santuario sull’istmo hanno rivelato strati che dimostrano un’attività continua nell’area dalla tarda età del bronzo, alla prima età del ferro, ma anche successivamente durante l’era geometrica e arcaica, arrivando fino alla prima età Periodo classico (inizi del V secolo a.C.).

I resti abitativi più antichi del sito, come muri e pavimenti lastricati, sono esempi rappresentativi di un centro residenziale, che si sviluppava sulle basse colline della città fino alla zona dell’istmo ed era formato da bastioni a gradoni con presenza di stretti sentieri. Il primo insediamento risale alla metà del XIV secolo a.C. e sembra che sia stato distrutto da un incendio, forse tra la fine del XIII o l’inizio del XII secolo a.C., come testimonia la presenza di ceramiche micenee e locali importate, tra cui coppe, calici e brocche. Lungo il percorso, i resti dell’edificio della tarda età del bronzo furono sigillati da un forte muro, forse un recinto o un muro della penisola di Paleopoli, ora protetta, che gli scavatori italiani datarono all’inizio della storia (fine XI/inizi X secolo a.C. o 7/6 secolo a.C.), periodo al quale è associata anche la produzione della ceramica limniana color cenere.

Sebbene l’indagine sull’edificio sacro sia ancora in corso, le forme architettoniche rilevate, così come gli ex voto, ricordano sia il santuario della Grande Dea a nord, sia il santuario arcaico sotto la volta del teatro. Caratteristica è la presenza di scrivanie all’interno delle stanze, così come le costruzioni rituali, mentre dal santuario proviene una formella fittile con la rappresentazione delle Bestie Potnia, dove la dea tiene saldamente per il collo due pantere, sollevate sulle zampe posteriori.

L’abbandono dell’edificio sacro dopo la fine del VI secolo/inizi del V secolo a.C. confermano i vasi attici a figure nere e a figure rosse rinvenuti nel sito, di eccellente qualità, come un cratere a coppa e un calice a forma di occhio, risalenti a questo periodo.

C. Il teatro antico

L’antico teatro di Ifestia è situato in posizione di rilievo, all’interno delle mura della città. È costruito sopra un santuario arcaico di epoca precedente e si trova su una bassa collina con un’apertura a sud, dove si estende il Golfo di Pournia.

Per la prima volta il teatro fu individuato alla fine degli anni ’30 dall’archeologo italiano Silvio Accame e gli scavi continuarono negli anni 1937-1939 dall’archeologo Guido Libertini dove furono interrotti a causa dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Durante questo periodo furono messi in luce l’orchestra, il palcoscenico, parti dell’analisi dei passaggi e il muro perimetrale della cavità. Molto più tardi, tra gli anni 2000-2006, sono ripresi i lavori di scavo nel teatro, a cura dell’allora competente IV Soprintendenza alle Antichità Preistoriche e Classiche e con il cofinanziamento del Ministero dei Beni Culturali e dell’Unione Europea, nell’ambito del progetto il Programma operativo regionale dell’Egeo settentrionale (3° QCS).

Il teatro di Ifestia risale al periodo classico e fu in uso fino alla tarda epoca romana. La sua costruzione comprende cinque fasi costruttive di cui la prima è collocabile nel V secolo a.C. Secondo i dati di scavo, il teatro si configurava inizialmente come una struttura in mattoni, di pianta rettangolare,di fronte alla successiva orchestra con sedili in legno. Occupava l’intera tribuna centrale del teatro in pietra ed era definita da due strette scale in pietra, quasi parallele, con uno stretto corridoio.

Durante la tarda epoca classica (IV-III secolo aC) fu costruito il teatro in pietra che presentava la forma tipica dei teatri ellenistici: con l’orchestra circolare e la struttura scenica, l’anfiteatro cavo e i passaggi come elementi architettonici fondamentali. Originariamente l’orchestra era formata da un cerchio completo del diametro di 12,40 m, la cavità, edificata su precedenti santuari del VII-VI secolo aC, aveva la forma di una conchiglia o di un ferro di cavallo. Era diviso in due diazomi e presentava file di sedili in pietra modellati nella roccia naturale scolpita. Oggi sono evidenti i primi dieci nell’ordine più basso. Cinque strette scale dividono l’area cava in quattro gradinate, mentre la struttura era sorretta da robusti muri di sostegno. Intorno al perimetro dell’orchestra è conservato un sistema di tubi di drenaggio in pietra pomice. A sud della cavità si trova l’edificio scenico, a pianta rettangolare, di dimensioni 5×15 m. Il trono in pietra scolpita, che attualmente si trova al centro della prima fila di sedili, risale alla fase iniziale di costruzione del teatro ed è stato rinvenuto nell’area circostante il monumento, durante gli scavi. Nelle due fasi edilizie successive, risalenti all’età ellenistica, furono aggiunti l’anfiteatro, i muri di contenimento dei passaggi e i muri di contenimento delle mura perimetrali. Durante il periodo romano il teatro rimase in uso e fu rimaneggiato secondo i canoni dei teatri dell’epoca: l’edificio scenico fu ampliato a spese dell’orchestra con l’aggiunta del proscenio, furono costruite le quinte, riparata la cavità, fu sostituita la vecchia condotta, mentre il pavimento dell’orchestra fu rivestito con lastre di pietra calcarea. Nell’ultima fase costruttiva del teatro furono aggiunti al sito edifici monumentali che sembrano aver svolto diverse funzioni.

Il teatro di Ifestia cattura più di ogni altro monumento dell’antica città l’arrivo e l’insediamento del clero ateniese a Lemno durante il V secolo a.C. I nuovi abitanti sembrano aver stabilito un proprio spazio iconico, il teatro, che era indissolubilmente legato al culto di Dioniso. Questo fatto riflette probabilmente l’esigenza degli Ateniesi di imporsi sui vecchi abitanti, con proprie nuove istituzioni, che vennero via via assimilate dagli abitanti locali della città.

D. Il santuario di Kaveri

Fuori dalle mura della città e in diretto contatto visivo con essa, all’ingresso del porto antico, nella platea di Cloe, domina, imponente edificato, il grande santuario extraurbano della città, dedicato ai Kaveri. Il Santuario di Kaveri apparteneva amministrativamente a Ifestia ed era in uso e funzionamento dall’epoca arcaica fino a quella tardo romana, come indicato dalla presenza di tre santuari nell’area di diversi periodi temporali: tardo arcaico, ellenistico e tardo romano.

Il santuario di Kaveri è anche uno dei siti archeologici più importanti dell’isola e molto frequentato, sia per la sua posizione che per la sua importanza, come rivela la presenza di un gran numero di iscrizioni dedicatorie e di reperti ritrovati presso il sito, alcuni dei quali sono oggi esposti al Museo Archeologico di Limnos, nel capoluogo dell’isola.

 

LA PROCLAMAZIONE DELLO SPAZIO

Predicatosito archeologico secondo:

HY YPPOA/ARCH/A1/Φ20/11058/523/2-10-1990, Gazzetta Ufficiale 657/B/17-10-1990.

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